Il Disturbo da Deficit di attenzione/iperattività o Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD) è la definizione diagnostica utilizzata dal DSM V per rappresentare e delineare una categoria di persone, le quali manifestano tutta una serie di difficoltà legate alla disattenzione e/o all’iperattività e all’impulsività.

I segni clinici relativi alla disattenzione si riscontrano in persone che rispetto alle prestazioni attese, hanno difficoltà a rimanere attenti o a lavorare su un compito per un periodo adeguato in relazione all’età e alla richiesta del contesto (per maggiori approfondimenti diagnostici: rif. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali Edizione 5, American Psychatric Association 2014)

Una caratteristica particolare di questi bambini, è l’impulsività che si manifesta con l’incapacità di inibire un comportamento inappropriato in un determinato contesto e nel voler avere “tutto e subito” avendo difficoltà a tollerare la frustrazione nell’ ottenere i risultati o le cose in un TEMPO che non sia il loro.

La diagnosi classica, serve agli operatori del settore per avere un linguaggio comune su cui basarsi e quindi operare.

La lettura che suggeriamo a genitori e insegnanti, è una lettura Sistemico Relazionale Integrata che pone l’attenzione sul significato del sintomo e sulla sua “funzione” all’interno del sistema familiare e scolastico al fine di poter intervenire sul sintomo stesso.

Oltre alla diagnosi da DSM-V, è bene non perdere di vista quanto segue:

La disattenzione del bambino non è sempre e su tutto. Occorre trovare delle attività che per il bambino possono essere una “palestra” per esercitare l’attenzione volta per volta nel raggiungimento di un micro obiettivo. Attraverso alcuni giochi, è possibile far esercitare il bambino sull’attenzione. I giochi LEGO, cosi come i giochi a due o alcuni giochi di gruppo (tipo il Memory), possono essere degli esempi dove l’obiettivo finale, deve essere quello di portare il bambino, dopo una serie di tentativi che si ripetono nel tempo a far in modo che le variabili circostanti lo aiutino a stare sempre più concentrato. Cosi, in questa esperienza, è il bambino stesso che sperimenta la possibilità di un fare diverso dal suo solito fare. Anche per il contesto circostante, questo tipo di restituzione può far vedere il bambino in altro modo.

In questa stessa ottica può essere visto il tratto dell’impulsività. Di per sé l’impulsività rimanda all’assenza di confine emotivo vissuto dal bambino nel suo mondo interno. Quali giochi può esercitare il bambino in modo che possa sperimentare un confine sempre più definito? Lo Shangai, il Tris, la Dama, cosi come un Puzzle o i LEGO possono essere una valida “palestra” per esercitare il contenimento dell’impulsività e prospettare al bambino stesso la possibilità di ottenere dei risultati concreti (es. la costruzione finita di un Lego) in un tempo stabilito e con determinati processi logici.

Ricordiamo che ogni gioco è una palestra e il completamento del gioco è un obiettivo che va raggiunto nel tempo. Se il punto di partenza è una diagnosi di questo tipo non ci si può aspettare che il bambino acquisisca in un tempo brevissimo dei risultati. L’obiettivo di ogni sperimentazione in tal senso, è quello di far sperimentare al bambino stesso la possibilità emotiva di aver portato a termine un’esperienza, in altre parole di potercela fare.

In un’ottica sistemica, il bambino con ADHD è un bambino che “deve” il suo movimento ad una situazione familiare specifica. Infatti, secondo la lettura sistemica “ogni sintomo rimanda ad un significato inerente il sistema stesso” ed è l’espressione della difficoltà delle stesso sistema. Nello specifico, si è potuto riscontrare che il movimento di un bambino (in questa diagnosi) rimanda ad un sistema familiare dove è difficile mettere confini, dire no, far rispettare le regole (difficoltà che cresce nel tempo man mano che il bambino cresce). È un sistema dove i genitori trovano faticoso far rispettare i ruoli e le regole. E perché? Perché in tal senso spesso siamo di fronti a mamma che sono “distratte” da preoccupazioni importanti che riguardano la famiglia, preoccupazioni che emotivamente le assorbono; mamme che vivono grossi sensi di colpa nell’imporre punizioni e che sono estremamente sensibili ai pianti e ai capricci del proprio figlio. Nello stesso tempo spesso troviamo papà un po’ periferici, spesso assorbiti dal lavoro e costretti a stare molto tempo fuori da casa. Una volta a casa, sono papà che hanno difficoltà a gestire la propria rabbia e per paura di perdere il controllo ed essere troppo aggressivi finiscono, inconsapevolmente, a lasciare tutta la responsabilità di gestione del bambino alla mamma (che stanca non riesce a reggere il tutto). La presentazione della lettura sistemica è utile per i colleghi non ancora specializzati per poter avere una visione circolare e complessa. I terapeuti familiari sono gli addetti ad affrontare questo tipo di lavoro. Non c’è risultato se non c’è collaborazione soprattutto con la scuola e con altre figure di riferimento. Infatti, gli insegnanti occupano un posto privilegiato nella scala e possono, soprattutto nei bambini più piccoli, costruire delle “palestre” mirate con obiettivi specifici. Anche i musicoterapeuti possono avere un ruolo importante su questo, come gli operatori di arte terapia o di danzoterapia.

Tutti gli operatori coinvolti, uniti da una lettura comune del sintomo che va oltre la diagnosi, necessariamente fatta da un neuropsichiatra infantile, possono quindi contribuire alla risoluzione del sintomo al fine di rendere il bambino meno “trottola”!

A questo proposito, si è voluto proporre un seminario dove, insieme ai partecipanti, approfondire l’aspetto della lettura sistemica e sperimentare una “palestra laboratorio” fatta di giochi e attività utili al supporto del bambino con disattenzione ed iperattività. Vi aspettiamo sabato 28 aprile dalle ore 15.00 alle ore 18.00 presso la sede di Nish “Spazi aperti” a Pizzo con la Dott.ssa Paola Giacco, Psicologa, Psicoterapeuta, Formatore.

Per info: 3393964058

A cura di:

Dott.ssa Paola Giacco, Psicologa, Psicoterapeuta, Formatore

Dott.ssa Raffaella Ruberto, Psicologa, Psicoterapeuta, Formatore